‘L’ingiustizia, radice della povertà’, anche la nostra diocesi alla Giornata mondiale dei poveri

Un momento dell’incontro con papa Francesco

Si è tenuta domenica 18 novembre la seconda Giornata Mondiale dei Poveri, a Roma. La giornata è stata istituita nel 2016 al termine del Giubileo, con la Lettera apostolica “Misericordia et miseria”.“Questo povero grida e il Signore lo ascolta” il tema del 2018, che ha visto il Santo Padre pranzare con circa 3000 bisognosi. Il grido a cui prestare attenzione è quello «strozzato di bambini che non possono venire alla luce – ha spiegato Papa Francesco alla folla di fedeli in piazza San Pietro – di piccoli che patiscono la fame, di ragazzi abituati al fragore delle bombe anziché agli allegri schiamazzi dei giochi, il grido di anziani scartati e lasciati soli, il grido di chi si trova ad affrontare le tempeste della vita senza una presenza amica. È il grido di chi deve fuggire, lasciando la casa e la terra senza la certezza di un approdo. È il grido di intere popolazioni, private pure delle ingenti risorse naturali di cui dispongono. È il grido dei tanti Lazzaro che piangono, mentre pochi epuloni banchettano con quanto per giustizia spetta a tutti. L’ingiustizia è la radice perversa della povertà».

Già nel suo messaggio, pubblicato lo scorso giugno, Papa Bergoglio aveva annunciato il focus della II Giornata. «”Questo povero grida e il Signore lo ascolta” (Sal 34,7). Le parole del Salmista diventano anche le nostre nel momento in cui siamo chiamati a incontrare le diverse condizioni di sofferenza ed emarginazione in cui vivono tanti fratelli e sorelle che siamo abituati a designare con il termine generico di ‘poveri’ – ha scritto.

«Ascolta quanti vengono calpestati nella loro dignità e, nonostante questo, hanno la forza di innalzare lo sguardo verso l’alto per ricevere luce e conforto – invita il Santo Padre – Ascolta coloro che vengono perseguitati in nome di una falsa giustizia, oppressi da politiche indegne di questo nome e intimoriti dalla violenza; eppure sanno di avere in Dio il loro Salvatore». E la parola-chiave di questo indimenticabile incontro è proprio “ascoltare”.

Anche quest’anno la Caritas diocesana ha messo a disposizione delle Caritas parrocchiali il pullman per Roma. Cinquantasei sono le persone partite dalla nostra diocesi, tra operatori e bisognosi. Molti sono stati i poveri che vi hanno aderito, due i pullman partiti da Gaeta alle 5.30.

«L’entusiasmo di partecipare alla Giornata dei Poveri era palpabile – racconta Assunta Paone, membro d’équipe Caritas diocesana che ha accompagnato le Caritas parrocchiali a Roma – appena arrivati siamo andati nella Basilica di San Pietro dove abbiamo ascoltato la Messa del Santo Padre, preceduta da un Rosario. Al termine della Messa siamo andati in Aula Paolo VI e abbiamo pranzato con Papa Francesco tutti insieme, operatori e poveri».

Alcune persone, come lo scorso anno, hanno avuto la possibilità di pranzare al tavolo del Papa. «Erano tutti molto felici, abbiamo sentito il Santo Padre vicino ai poveri e agli ultimi – continua Paone – Il povero della nostra diocesi che ha mangiato con lui era taciturno, silenzioso. È stato Papa Francesco a notarlo e ad avvicinarlo. Mentre ci raccontava quanto accaduto, era emozionato. È stato commovente leggere nei suoi occhi l’amore provato in quel momento. Durante il pranzo abbiamo vissuto un attimo speciale, in cui tutti i bambini sono andati dal Papa, anche tra i nostri. È stato meraviglioso, indimenticabile. Dai partecipanti dalla nostra diocesi sono emersi valori come collaborazione, partecipazione e solidarietà, verso gli altri e verso noi operatori».

È questo il senso della Giornata Mondiale dei Poveri. «Gridare, rispondere, liberare» sottolinea Papa Francesco nel suo messaggio. «Purtroppo si verifica spesso che, al contrario, le voci che si sentono sono quelle del rimprovero e dell’invito a tacere e a subire – continua – Sono voci stonate, spesso determinate da una fobia per i poveri, considerati non solo come persone indigenti, ma anche come gente portatrice di insicurezza, instabilità, disorientamento dalle abitudini quotidiane e, pertanto, da respingere e tenere lontani. Si tende a creare distanza tra sé e loro e non ci si rende conto che in questo modo ci si rende distanti dal Signore Gesù, che non li respinge ma li chiama a sé e li consola».

Miriam Jarrett

Membro d’équipe Caritas diocesana

 

(Articolo pubblicato su Avvenire Lazio 7 il 25 novembre 2018)